Cammini italiani: crescita, economia e territori in movimento

Negli ultimi anni, il numero di persone che scelgono di percorrere cammini a piedi in Italia è cresciuto in modo significativo. Sentieri che attraversano l’Appennino, le colline e le pianure del Paese stanno vivendo una vera e propria rinascita, trasformando aree marginali in mete di turismo sostenibile. Località un tempo poco frequentate, spesso caratterizzate da una popolazione anziana e da un’offerta turistica minima, sono oggi attraversate da migliaia di camminatori ogni anno. In alcuni casi, questo ha portato alla nascita o alla crescita di strutture ricettive, punti di ristoro e servizi di accoglienza dedicati.

Un esempio emblematico di questo cambiamento è rappresentato dai cammini che collegano grandi città attraverso percorsi naturalistici e storici. Alcuni di questi tracciati esistevano già da secoli, utilizzati in passato per pellegrinaggi o scambi commerciali, mentre altri sono stati recentemente tracciati grazie al lavoro di appassionati ed escursionisti. In molte regioni, cammini antichi sono stati recuperati e valorizzati, mentre nuovi itinerari sono stati pensati per offrire esperienze a contatto con il territorio e le comunità locali.

Il settore ha registrato una crescita impressionante: da poche decine di migliaia di camminatori all’anno si è arrivati, in meno di un decennio, a superare le centinaia di migliaia. Parallelamente è cresciuto anche il numero dei sentieri che rilasciano credenziali ufficiali per chi percorre il cammino e certificati che attestano il completamento dell’itinerario. Le ricadute economiche sono evidenti, soprattutto nei territori rurali o montani: si stimano milioni di pernottamenti legati al turismo dei cammini, con una spesa media giornaliera contenuta ma significativa. L’impatto complessivo è valutato in diversi miliardi di euro all’anno.

Molti degli itinerari oggi più noti sono nati dal basso, grazie all’iniziativa di piccoli gruppi locali o di associazioni escursionistiche, che hanno lavorato per tracciare i percorsi, definire le tappe, dialogare con le amministrazioni e costruire una rete di accoglienza. La promozione di questi cammini avviene spesso attraverso i social media e il passaparola, canali considerati efficaci in un contesto in cui l’esperienza personale e diretta ha grande valore.

Alcune regioni italiane si sono mosse in modo sistematico, approvando leggi regionali per regolamentare e incentivare la creazione e manutenzione dei cammini. Tra le misure più efficaci vi sono l’installazione di segnaletica uniforme, la garanzia di una quota minima di tracciato su sterrato e la presenza di servizi essenziali, come fonti d’acqua, aree di sosta e punti ristoro. In alcuni casi sono stati realizzati portali online per offrire informazioni dettagliate su percorsi, difficoltà, tappe e strutture ricettive.

Il turismo lento e a piedi ha ricevuto una spinta importante anche dopo la pandemia, quando molte persone hanno riscoperto il piacere di muoversi all’aria aperta, in contesti poco affollati e a contatto con la natura. Il cammino è diventato così una scelta accessibile, economica e gratificante per un pubblico molto vario: non solo escursionisti esperti, ma anche famiglie, studenti, pensionati, persone in cerca di un’esperienza rigenerante.

Nonostante la crescita, manca ancora una strategia nazionale condivisa. Esistono progetti e proposte di legge per una gestione coordinata dei cammini, che definisca standard comuni per segnaletica, sicurezza, accoglienza e promozione. In assenza di un coordinamento centrale, tuttavia, alcuni cammini meno noti riescono comunque ad affermarsi grazie all’impegno locale e alla qualità dell’esperienza offerta.

Un elemento cruciale per il futuro sarà l’equilibrio tra promozione e tutela. Se da un lato è positivo che alcuni cammini attirino un gran numero di persone, dall’altro è importante evitare fenomeni di sovraffollamento che rischiano di compromettere l’integrità dei luoghi attraversati. Una comunicazione responsabile, che sappia valorizzare anche itinerari meno conosciuti, può aiutare a distribuire meglio i flussi e a rendere più sostenibile l’intero settore.

Infine, l’aspetto educativo resta centrale: chi percorre un cammino deve essere consapevole di ciò che significa vivere un’esperienza di questo tipo. Accettare le condizioni offerte dalle strutture di accoglienza, rispettare l’ambiente, adattarsi alle regole del territorio e viaggiare con spirito di semplicità sono elementi che fanno parte dell’essenza stessa del camminare.

Giuseppe Paletta

CR Calabria

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